TEST | Comparativa 300 a 30 anni di distanza!
Testo: Giovanni Sala e Angelo Gambino | Foto: Rodolfo Maraldi
Con quella 300 (oltre alla nota caduta visibile su Youtube) vinsi Assoluta, Classe e Trofeo alla 6 Giorni di Cessnockl, nel New South Wales in Australia.
Attenzione però, non fatevi trarre in inganno in quanto nel video in questione leggerete nei sottotitoli, sulle classi che delle riviste di allora e sui miei diplomi, “categoria 500”. Questo perché in passato, tutte le cubature superiori a 250cc. (cioè da 251 no a 500) rientravano in quella Classe. Essendo quindi la mia KTM GS 300 del ’92 appunto una 300 cm3 di cilindrata, gareggiava nella categoria 500.
La KTM GS 300 by Farioli, è sì una motocicletta uf ciale ma comunque molto simile a quelle di serie di allora per quello che riguarda il telaio, il forcellone e le ruote. Il motore invece ha goduto di qualche intervento per ottimizzarne la potenza e l’erogazione. L’albero motore per esempio è stato appesantito e bilanciato con inserti di Tungsteno ed il cilindro ed il pistone hanno tolleranze e compressione ottimali. Il carburatore fu fornito direttamente dalla Dell’Orto ma per il resto, nel propulsore non furono apportate altre modi che rispetto alle motociclette di produzione.
Ricordo che per affrontare la 6 Giorni in Australia, vennero apportati alcuni accorgimenti dedicati. La KTM GS 300 venne equipaggiata di un cavalletto centrale, utile e comodo per effettuare un veloce cambio gomme ed interventi generali di manutenzione nel corso delle giornate di gara. La scatola filtro ha una maggiore areazione, l’impianto elettrico è sempli cato e ridotto all’essenziale con una bobina supplementare di riserva. Vicino al comando del gas c’è ancora un secondo cavo dell’acceleratore, pronto per essere utilizzato velocemente in caso di rottura di quello primario.
Il disco del freno posteriore è di maggior spessore per evitare il surriscaldamento migliorando quindi la dispersione del calore.
Le sospensioni sono “Factory” dalla Bolognese Marzocchi, prodotte e studiate appositamente per le competizioni. La base dell’ammortizzatore posteriore è ancorata alle biellette del “link” che, prima dell’introduzione nel 1997 del sistema PDS, si chiamava Pro Lever. In ogni caso, l’ammortizzatore è un componente molto so sticato e vanta numerose e sensibili regolazioni, oltre che essere costruito con materiali pregiati ad alto scorrimento.
Nonostante a quei tempi fossero già in commercio le sospensioni anteriori Up Side Down (a steli rovesciati), con il team scegliemmo di utilizzare quelle tradizionali per le straordinarie doti di scorrevolezza… leggi tutto l’articolo su Endurista Magazine 76 in edicola, oppure acquistalo CLICCANDO QUI!