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ENDURO TOUR | Welcome to Jarvisland

Quando ti cuciono addosso il sinonimo di “leggenda” vuol dire che qualcosa di buono nella tua carriera sportiva l’hai fatto e Graham Jarvis, pilota inglese classe 1975, di “cose buone” ne ha fatte davvero tante conquistando successi nelle più importanti gare di Hard Enduro in tutto il mondo. Il fatto straordinario è che Jarvis, pur essendo un over 40, continua a gareggiare e a vincere mettendosi dietro piloti che, almeno all’anagrafe, potrebbero essere tranquillamente gli suoi.

 

Qual è allora il segreto della sua longevità sportiva? Graham si diverte ancora moltissimo ad andare in moto e grazie alla sua esperienza ed alla sua tecnica riesce a fare la differenza quando il percorso di gara diventa realmente duro ed estremo.

Non ho mai dubitato delle sue qualità di pilota, ma come sarà partecipare al Jarvis Signature Tours in Spagna?
Pilota e Tour Manager sono due figure completamente diverse, durante un Tour di enduro non si può improvvisare, bisogna conoscere il territorio ed essere in grado di gestire i partecipanti, cercare di farli divertire, capire e comprendere qual è il livello tecnico del gruppo e banalmente non perdere nessuno ai bivi.

Immagina di trascorrere tre giorni a casa del tuo campione preferito e di poter fare enduro insieme a lui.
Non è stato solo un sogno, è accaduto realmente.

Proprio per tutti questi motivi ero molto curioso di vedere come si sarebbe comportato il buon “GForceJarvis”, il suo nick name sui social, in questa situazione tutta inedita. Inizio con lo spiegare cos’è il Jarvis Signature Tours: ovvero un tour di tre giorni di enduro che si svolge a Cartama, piccola cittadina a circa 40 minuti da Malaga. Siamo in Andalucia, la più popolata comunità autonoma della Spagna, una regione ricca di montagne e che gode di un clima mediterraneo che la rende una meta turistica molto interessante ed ideale per chi vuole praticare enduro durante i mesi più freddi.

Da quest’anno Jarvis ha deciso di partecipare solo ad alcune delle più importanti gare di Hard Enduro internazionali in modo da poter dedicare più tempo alla sua nuova attività.
Dall’Italia partiamo in cinque, io con le veci del capo vacanza, Carlo e Paco da Orgosolo, Massimo da Vicenza e Alberto da Bologna.
Arriviamo in serata all’aeroporto di Malaga e subito una sorpresa: ad accoglierci è proprio lui, la leggenda in persona, Graham Jarvis! Foto di rito e poi circa quaranta minuti di viaggio per raggiungere la sua tenuta. Cena tutti insieme e poi a letto presto per poter essere performanti in moto il giorno a venire… leggi tutto l’articolo su Endurista Magazine 64 in edicola, o ordinalo direttamente CLICCANDO QUI!

WESS: GRAHAM JARVIS TRIONFA ALL’ERZBERGRODEO 2019

Uguagliando il record di cinque vittorie alla gara di enduro in giornata singola più dura al mondo, il pilota Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing Graham Jarvis ha conquistato quello che è probabilmente il più grande successo della sua carriera concludendo la venticinquesima edizione dell’Erzbergrodeo Hare Scramble al vertice della classifica.

Vincitore dell’edizione 2018, Jarvis è arrivato all’Erzberg fiducioso di avere le carte in regola per conquistare un’altra affermazione, ma anche ben consapevole che il numero di agguerriti avversari significava che una prestazione meno che perfetta non gli avrebbe permesso di vincere. Come suo solito, Jarvis ha iniziato la sua marcia verso la prima posizione della classe Pro dopo un avvio prudente, per mostrare poi la sua classe cristallina con una prestazione senza ansie e calcolata, a un ritmo che nessun altro pilota ha saputo tenere.

L’ASSO ROCKSTAR ENERGY HUSQVARNA FACTORY RACING VINCE PER LA QUINTA VOLTA LA CORSA DI HARD ENDURO PIÙ DURA AL MONDO

Arrivato al primo check point in sicurezza ma soltanto quattordicesimo, Jarvis ha iniziato la sua metodica rimonta superando pilota dopo pilota, arrivando all’ora di gara in terza posizione e pronto ad attaccare per la testa di gara. Fermatosi con calma per il primo rifornimento, una volta raggiunta la terribile sezione del Carl’s Dinner ha sferrato quello che si sarebbe mostrato il colpo vincente. Preso il largo staccando Manni Lettenbichler, il suo più vicino avversario in quel momento, Graham si è presentato al Green Hell come leader di gara.

Pur non riuscendo a scalare la salita quasi verticale al primo tentativo, Jarvis ha mantenuto il sangue freddo nonostante vedesse Lettenbichler arrivare alle sue spalle. Una volta riuscito ad arrivare in cima, Jarvis ha superato con facilità le restanti – e spesso insidiose – sezioni Dynamite e Lazy Noon, completando il percorso di 35,2 chilometri in due ore e 27 minuti e cogliendo una meritata quinta vittoria all’Erzbergrodeo.

 

Sebbene abbia visto sfumare il podio di un soffio, Alfredo Gomez ha realizzato una delle migliori performance di questa edizione, piazzandosi quarto dopo essere rimasto invischiato in una caduta di gruppo sulla prima salita dopo lo start. Spingendo al massimo per recuperare i leader di gara, Alfredo si è fatto strada nell’estenuante Carl’s Dinner avvicinandosi al connazionale Mario Roman. Superato Wade Young e quarto al check point 23, Alfredo ha concluso quarto, a soli quattro minuti dal terzo.

Proseguendo il suo recupero al rientro dall’infortunio invernale, Billy Bolt ha vissuto un non facile Erzbergrodeo, concluso al settimo posto finale. In difficoltà in alcune delle prime salite, Billy ha comunque dato tutto quello che aveva e nonostante la sua forma non perfetta ha conquistato un meritato posto nella top 10.

A seguito del parere medico, il pilota Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing Colton Haaker ha deciso di non affrontare la trasferta per l’Erzbergrodeo, avendo peggiorato la situazione della sua schiena durante un allenamento in USA.

Graham Jarvis: “È una sensazione fantastica. Penso che questa sia la più importante vittoria all’Erzberg della mia carriera. Tanta gente parla della mia età, e a 44 anni io stesso avevo qualche dubbio sulla mia tenuta per l’intera gara; ma ho solo cercato di mantenere la concentrazione e continuare a spingere. Sapevo che avrei dovuto darmi da fare fin dall’inizio, ma le prime sezioni veloci non sono mai state il mio forte. Una volta arrivato al Carl’s Dinner, ho iniziato a recuperare. Era diverso da quando ho fatto la ricognizione a piedi, e fisicamente stavo accusando, ma è andato comunque bene. Sono riuscito ad arrivare in testa al Green Hell, dove Manni mi ha raggiunto. Da lì in poi ho sempre spinto fino al traguardo. Questa quinta vittoria all’Erzberg è straordinaria.”

Alfredo Gomez: “Sono partito veramente male, con alcuni piloti che mi sono caduti davanti sulla prima salita. Non è quello che mi aspettavo, ma quando sono arrivato nella foresta ero comunque tornato nel gruppetto con Graham, Billy e Taddy. Siamo rimasti insieme per circa 15 minuti, poi in una breve salita ho faticato un sacco, ho dovuto ripeterla tre volte e ho perso Graham. Anche il Carl’s Dinner è stato durissimo. Avevo mal di stomaco, e non riuscivo a guidare come volevo. Naturalmente volevo fare un podio, ma questa gara non fa sconti e ci sono sempre più piloti bravi qui. L’ultima parte di gara poi è andata veramente bene. Un altro straordinario Erzberg.”

Billy Bolt: “Di sicuro un’edizione tosta. Ho faticato molto all’inizio. Ho dovuto scendere e spingere in un sacco di salite che si potevano affrontare in sella, il che mi ha fatto perdere un sacco di tempo ed energie. Qui è veramente intensa, fin dalla partenza. Se non trovi il tuo ritmo, e io non ci sono riuscito, è difficile andare avanti. Le cose si complicano terribilmente quando commetti un errore, e per quanto provassi non sono mai riuscito a trovare il ritmo che volevo. Considerando l’infortunio e il poco tempo in sella non sono troppo deluso, ma da pilota è difficile quando non riesci a correre come sai di poter fare. È stata comunque una manifestazione incredibile.”

Risultati – Erzbergrodeo Hare Scramble 2019
1. Graham Jarvis (Husqvarna) 2:26:46;
2. Manuel Lettenbichler (KTM) 2:28:55;
3. Mario Roman (Sherco) 2:32:19;
4. Alfredo Gomez (Husqvarna) 2:36:28;
5. Wade Young (Sherco) 2:41:07…
7. Billy Bolt (Husqvarna) 2:52:46…

Classifica di campionato – World Enduro Super Series 2019 (dopo il round 3 di 8)
1. Manuel Lettenbichler (KTM) 1.960 punti;
2. Mario Roman (Sherco) 1.770;
3. Graham Jarvis (Husqvarna) 1.690;
4. Josep Garcia (KTM) 1.665;
5. Jonny Walker (KTM) 1.520…
6. Billy Bolt (Husqvarna) 1.465;
7. Alfredo Gomez (Husqvarna) 1.464…

Intervista a Graham Jarvis

Testo: Enduropro –  foto: press Husqvarna


>> Raccontaci dei tuoi primi passi nel mondo del trial, dove in sostanza sei rimasto per la maggior parte della tua carriera.

Vuoi che ti parli di tutta la mia vita? (ride).
Ok, te la riassumerò un po’. Ho corso nel mondiale trial per dieci anni e il mio miglior risultato è stato un quarto posto, in tre anni ho ottenuto 5 vittorie nelle competizioni. Ho sempre praticato l’enduro come puro divertimento nel tempo libero quando le gare nel trial e l’allenamento me lo permettevano.

>> E dopo sei passato all’ Hard Enduro? In realtà credo che questo sport sia cresciuto molto nell’ultimo decennio.

Le prove/competizioni inglesi di trial sono composte da giri molto lunghi e, se ci pensi bene, è la miglior forma di preparazione per la scuola dell’enduro. In prove come ad esempio la SSDT, la Sei Giorni di Trial di Scozia, finisci facendo più di cento miglia al giorno al punto che cominci ad apprezzare le lunghe percorrenze e le lunghe competizioni.

 

Quando la sua carriera nel trial sembrava essere arrivata alla fine, gli si aprirono le porte di un nuovo mondo, divenendo in breve il re indiscusso dell’ hard enduro.

 

>> Ad un certo punto però deve esserci stata una decisione per questo cambio.

Sì certo, il livello dei piloti più giovani che approdavano al trial negli ultimi anni è diventato veramente alto, mentre i risultati si abbassavano. L’enduro ha cominciato a divertirmi di più e mi sono accorto di ottenere risultati migliori. Così il passaggio dal trial a quello dell’enduro è stato qualcosa di naturale.

>> Com’è iniziato tutto?

Iniziai partecipando a tre-quattro grandi prove di Hard Enduro come l’ErzbergRodeo, l’Hell’s Gate e anche qualche altra gara oltreoceano. L’Enduro estremo stava crescendo esponenzialmente e i grossi sponsor hanno iniziato a identificare in questa nuova specialità estrema un’ottima opportunità di visibilità, un mix tra la gara e lo spettacolo puro che attira il grande pubblico.

 

 

>> L’Hard Enduro è cresciuto esponezialmente.

Quando ho iniziato a praticare questo sport il mondo dell’enduro estremo non era ancora esploso e c’erano solo due o tre gare davvero importanti. Nel mio paese, per esempio, quasi nessuno aveva mai sentito parlarne. A poco a poco questa spettacolare disciplina acquistò popolarità e iniziò a crescere sempre di più. Iniziai questa nuova avventura solo per praticare sport e per puro divertimento, ma ad oggi ritengo di essere davvero fortunato a poterla vivere anche da protagonista.

>> Quale gara ti entusiasma di più tra tutte le competizioni estreme a cui hai partecipato?

Probabilmente il Romaniacs. è una bellissima gara, con molte varietà di terreni e uno scenario semplicemente spettacolare. Durante la gara, come dicevo, puoi trovare di tutto, terra, fango, sentieri veloci e tratti  tortuosi e più impegnativi, un vero divertimento. Anche la Roof of Africa è molto bella, simile al Romaniacs, ma non con la stessa varietà di terreni, lì c’è la presenza di più pietra. Rimane, comunque, una competizione di livello, una gara importante e con lunghe percorrenze. Partecipare al Roof of Africa è come vivere una vera avventura perché con esattezza non sai mai bene dove ti trovi.

>> Attualmente, credi che riscuota più interesse il mondo dell’Hard Enduro o del Trial?

Oggi l’Enduro estremo senza dubbio è più riconosciuto a livello internazionale, mentre in pochi paesi sanno davvero cosa è il trial.

>> Quale è il segreto per il quale da tanti anni sei ai vertici di questa specialità? Un mix di esperienza e che cosa in più?

Sicuramente si tratta di una combinazione di più fattori. Tutto parte sicuramente dalla mia precedente esperienza nel mondo del trial, dagli anni di sacrifici fatti e di tutto l’allenamento e del duro lavoro di tanti anni di corse. Il trial è quasi un’arte marziale, è fondamentale saper sempre mantenere la concentrazione durante le manovre ed hai bisogno di seguire un cammino professionale. Il livello di stress e pressione sono molto alti e crescono sempre più di intensità quando arrivi ai massimi livelli professionali o quando partecipi alle prove del mondiale. Per me competere nell’enduro è più facile e più naturale di quando facevo trial, ritengo quest’ultimo più complicato.

 

 

>> Cosa pensi di questa nuova generazione di piloti che dal Trial passano all’Hard Enduro? Sei un precursore e ora che la strada è stata spianata sembrerebbe tutto più facile.

Sì è vero, sempre più spesso oggi piloti di Trial, soprattutto  giovani, migrano all’Hard Enduro alzando il livello della disciplina e credo che il numero continuerà a crescere. Capita a volte che i trialisti non si abituino al cambiamento.

>> Potrà sembrare banale ma come dal trial molti piloti passano all’enduro, oggi molti famosi enduristi cercano gloria nel mondo dei grandi rally. Hai mai pensato di tentare la fortuna nel mondo dei rally raid?

Sinceramente non sono sicuro che possa piacermi, però non escludo nulla e non chiudo la porta a nessuna possibilità. Chi lo sa? Credo che il mondo dei rally sia molto complicato e davvero difficile conseguire buoni risultati. Però mi piacerebbe partecipare un giorno ad una gara tipo la Dakar, solo per poter dire a me stesso che l’ho fatta almeno una volta nella vita, solo come sfida mia personale.

Grazie Jarvis