TEST DUAL | Triumph Tiger 900 Rally Pro
Quando Jack Marshall prese parte al primo TT dell’Isola di Man su una Triumph nel 1907, accese il fuoco di una passione che da allora non ha mai più smesso di brillare. Da Marshall sul primo insidioso tracciato del TT a Buddy Elmore, che vinse la più celebre 200 Miglia di Daytona partendo dalle retrovie, no a Guy Martin nell’abitacolo di uno streamliner con motori derivati dalla Rocket III per infrangere il record di 643 km/h… sono tutti pionieri. Triumph da allora è alla costante ricerca della perfetta unione fra uomo e macchina, per fare sempre di più e sempre meglio.
Suzuki nell’AMA Supercross poteva contare sull’abilità del pilota fuoriclasse Ricky Carmichael, Honda HRC su Ricky Brabec, il pilota americano che ha conquistato il podio dell’ultima Dakar. Noi di Endurista abbiamo Ricky Ciani, che di professione non fa il pilota ma l’allevatore ma che un bel giorno di settembre è partito in moto da Russi, la sua cittadina in provincia di Ravenna ed ha arrestato il motore del suo Super Ténéré dell’88 ad Iwata, in Giappone. Giusto per una visitina alla sede Yamaha. Un viaggiatore vero ed appassionato di fuoristrada è quello che ci serviva per sviluppare questo test della nuova Triumph Tiger 900 Rally Pro.
PROVA 1:
Già di ritorno da Bologna, cogliamo l’occasione dell’abbondante temporale appena terminato per affrontare un percorso sterrato in cima ad un crinale. Parliamo del parco eolico Casoni di Romagna a Monterenzio e Castel del Rio, dove ad attenderci troviamo un tramonto surreale. La Triumph Tiger 900 Rally Pro monta all’anteriore uno pneumatico Pirelli Scorpion tassellato mentre al posteriore (purtroppo su di un cerchio da 17 pollici) una Pirelli Scorpion semi-tassellata dalla cassa stradale. Imposto la mappa “Rally Pro” e sono pronto per lo sterrato. L’anteriore risulta stabile e ben piantato nel fango mentre ho problemi di trazione sul posteriore.
Intervengo sul setting delle sospensioni anteriori Showa completamente regolabili aprendo i registri di compressione e di ritorno di qualche scatto e allento il precarico molla del monoammortizzatore con corsa da 230 mm. Ottengo da subito qualche miglioramento ma purtroppo in salita devo sfruttare la potenza del motore con manciate di gas per sopperire alla poca trazione. Il fondo è di grossa ghiaia riportata mixata a sassi e fango e la semi- tassellata al posteriore di certo non aiuta.
L’erogazione del motore mi piace molto, sembra di guidare un bicilindrico in linea dopato. Questo tre cilindri ai bassi regimi sviluppa una coppia molto simile ad un bicilindrico a “V” piuttosto che ad un motore in linea fronte marcia. Grazie alla nuova sequenza di accensione, il motore offre il 9% di potenza in più a tutti i regimi con 95 CV a 8.750 giri.
Il nuovo ordine di scoppio migliora anche il carattere ed il sound del tre cilindri ed il doppio radiatore ottimizza la gestione del usso d’aria per ridurre il livello della temperatura ambientale avvertita dal pilota e il volume del liquido refrigerante…. leggi tutto il test su Endurista Magazine 66 in edicola o acquistalo ONLINE CLICCANDO QUI!