EVENTI | Lasciato il cuore alla 1000 Sassi…
Testo: Thomas Brazzova – Foto: Fotografica Sestriere
Parliamoci chiaro, la maggior parte di noi osanna sempre ciò che è proprio. È cosi per tutto. La moto? È più bella la mia. Il cellulare? Sicuramente funziona meglio il mio. Ognuno ha il suo, e come dargli torto. Lo stesso paragone si potrebbe fare sulla propria regione natia: per un siculo, un sardo, un altoatesino e così via, la propria terra è simbolo di purezza ed autenticità. Ma c’è una regione del Bel Paese che a mio avviso centrifuga tutte le bellezze italiche e le mette nel calderone, ed è la Toscana. Non me ne vogliano le rimanenti diciannove regioni, in qualsiasi angolo di questa nazione si rimane esterrefatti, ma la Toscana è la Toscana.
Daniele Alessandrini, patron della 1000 Sassi, questa regione la conosce molto bene e finalmente, dopo un’edizione “zero” riservata ai giornalisti e la premiere del 2021 attanagliata ancora dalle restrizioni Covid, può scatenarsi a dovere. Tre giorni immersi nel patrimonio toscano per un totale di 750 km lungo un anello che da Piazza Grande di Arezzo ci conduce prima a Figline Valdarno e poi Chianciano Terme, per concludere sempre ad Arezzo nei pressi della Loggia del Vasari. Mica roba da poco.
Sterrati veloci e poco impegnativi studiati appositamente per bicilindrici fanno si che questo evento calzi perfettamente anche a chi di chilometri in off non ne macina a bizzeffe, offrendo inoltre la possibilità ai meno fortunati di iscriversi alla versione One Day, un one shot di un giorno che di spettacolo ne ha da vendere visto che si attraversa la Val d’Orcia, Cortona e Castiglion Fiorentino fino al Cippo Meoni giusto per citarne alcune.
Quando si parla di Adventuring Experience, avere una buona traccia non basta mai. Bisogna saper creare quella giusta aggregazione che è lo spirito pulsante di ogni manifestazione, e anche in questo la 1000 Sassi è stata capace di stupirci. È innegabile che pochi eventi di questo genere sono capaci di unire in tale modo e offrire un servizio a 360° che va dai ristori alle cene in location esclusive, dall’assistenza sanitaria a quella meccanica senza sbavature (per nostra sfortuna abbiamo dovuto richiedere), o ancora dalla chiarezza delle informazioni sulla traccia fino al trasporto bagagli.
Guidare per chilometri su sterrati è bello, ma sentirsi coccolati e sicuri ancora di più!
Tappa 1: Arezzo – Figline Valdarno 270km
Una tappa anomala. Si perché come già accennato siamo abituati alla toscana da cartolina, quella delle crete senesi, del Chianti o ancora della Val d’Orcia. Eppure la toscana ha molto da offrire, anche di diverso dal convenzionale. La traccia del primo giorno si differenzia dalle altre in quanto ci si spinge nell’entroterra, prima a nord di Arezzo fino a Prato Imperatore per poi ascendere verso Figline. È una Toscana diversa, poco conosciuta, forse ancora più incontaminata, in cui non primeggiano gli infiniti campi di grano che disegnano dolci dune collinari, bensì foreste sempre verdi fatte di pini, abeti e vegetazione che sa più di montagna che di collina. Raggiungiamo infatti quasi i 1000 metri di altitudine, una manna dal cielo se si pensa alla temperatura decisamente alta e anomala che serpeggia nelle zone più basse e guidare su questi sterrati a fondo naturale nel fresco del sottobosco è rigenerante per tutti i sensi.
Prima di giungere a Figline non manca l’incontro con un daino che ci sfreccia davanti agli occhi per poi perdersi nel bosco.
“Ma dove mi trovo?” Mentre si guida la domanda che ci si pone è esattamente questa. Sembra di stare da un’altra parte, in un altro luogo e ci godiamo ogni curva del brecciolato fino a fine tappa dove ci aspetta del meritato riposo in previsione dei chilometri del giorno dopo da un sapore più toscano.
Tappa 2: Figline Valdarno – Chianciano Terme 240km
Con la seconda tappa si entra nel vivo in quella parte d’Italia presa d’assalto dai turisti e simbolo di una regione che fa scuola. I chilometri previsti sono pochi e decisamente meno impegnativi con sterrati da 100 km/h tipici di queste zone da cui passano l’Eroica e la Via Francigena, nonché numerosi pellegrini, ciclisti e ovviamente Pandine e furgoni spericolati a cui bisogna prestare attenzione. Qui i paesaggi si fanno collinari dopo una prima parte ancora di sottobosco che ci apre il panorama verso il Chianti, sempre più a sud alle porte della Val d’Orcia.
Guidare su questi sterrati è talmente facile ed intuitivo che ci si distrae, tant’è che l’unico sasso appuntito della carreggiata provoca una foratura alla gomma della moto costringendo ad una sosta per la riparazione. Decido tuttavia di avvalermi e mettere alla prova l’assistenza meccanica messa a disposizione dall’organizzazione e dopo aver contattato il numero fornito, dopo soli 15 minuti di attesa si palesa davanti agli occhi il furgone con lo staff che prontamente si prodiga nella riparazione della moto. Meno di un’ora di sosta e pronti a sfrecciare nuovamente sulla traccia fino a Chianciano, famosa per le terme e il buon vino del comune adiacente dal nome poco conosciuto…. Montepulciano!
Tappa 3: Chianciano Terme – Arezzo 250km
L’ultimo giorno si chiude in bellezza regalando emozioni nel guidato e per gli occhi alle oltre 300 moto che tra One Day ed Experience hanno riempito il parco chiuso della 1000 Sassi. Finalmente si entra nella famosa Val d’Orcia che abbiamo inseguito per tutti i 500 km già percorsi senza mai entrarci. Fa specie pensare che ci siano persone che abitino in questi luoghi bucolici, in cui casolari circondati da cipressi svettano sull’apice di colline, immersi nella quiete della natura.
Da quasi fastidio sapere di dover passare in zone intonse col rombo della propria moto, dove l’inquinamento acustico è un lontano ricordo. Questo tarlo fisso nella mente invoglia a fermarsi all’ombra di un cipresso, spegnere la moto e riscoprire questo silenzio dimenticato ai molti che provengono da centri cittadini. È un silenzio quasi assordante, per usare un poetismo. Ricarica e ci invoglia a continuare.
Dopo un breve anello che riporta a Chianciano, si prosegue fino al magnifico borgo di Cortona in direzione Arezzo. Mancano ormai pochi chilometri all’arrivo e come ciliegina sulla torta non può mancare una tappa al Cippo Meoni in onore del grande pilota Fabrizio Meoni, una sosta che qualsiasi endurista ha l’obbligo di fare almeno una volta nella vita.
Siamo ormai giunti al termine e non resta che spegnere la moto davanti alla Loggia del Vasari ad Arezzo, dove per l’occasione è stato allestito un buffet di fine evento, un’ultima carezza verso i partecipanti ormai crogiolati da giorni nel divertimento della manifestazione.
La 1000 Sassi si presenta quindi in tutta la sua bellezza e facilità, offrendo scorci e un senso di unione che ne fanno un evento speciale alla portata di tutti, dal neofita dell’offroad al più esperto che vuole semplicemente godersi un viaggio in completa tranquillità e alla scoperta di un territorio ameno. Non resta che aspettare con ansia cosa ci riserverà il prossimo anno Daniele Alessandrini e il suo staff!
Dream Rider Lab
Nonostante un tempo di gestazione recente, questa associazione ha già all’attivo diversi progetti tra cui “Dona e Vinci. Laboratorio di arti meccaniche applicate”, ovvero una collaborazione con il team MotoGP Suzuki Ecstar e l’officina Union Jack di Roma i quali guidando studenti di istituti tecnici locali attraverso un percorso formativo e di restauro di moto classiche.
Il fine è ovviamente benefico, dal momento che una delle moto restaurate, una Suzuki 550 del 1978, è stata battuta in un’asta on line e i proventi donati alla Fondazione Heal che si occupa di sostenere la ricerca in campo neuro oncologico pediatrico presso il Centro di cure palliative dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Ma l’associazione non è solo questo, le iniziative benefiche sono numerose e tutte da scoprire sia sul sito dream-rider.net che sulle pagine Instagram e Facebook DreamRiderLab.
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