La Dakar, lo sappiamo tutti, è il rally più estremo al mondo. Nato quasi per gioco nel 1979 e diventato una sfida leggendaria, si corre ogni anno su percorsi che si alternano tra deserti roventi con temperature che sfiorano i 50 gradi e gelidi valichi di montagna, che mettono a dura prova uomini e mezzi. In questo contesto tanto unico quanto affascinante, KTM è il marchio che ha scritto alcune delle più belle pagine della storia di questa gara. Dagli anni ’90, che hanno visto il debutto di Heinz Kinigadner, fino alla più recente vittoria di Kevin Benavides nel gennaio 2023, la casa di Mattighofen ha sbaragliato la concorrenza, diventando per molti sinonimo di Rally Raid.
Per celebrare questa lunga serie di successi, il prossimo 11 maggio verrà inaugurata al KTM Motohall la mostra ‘Leggende della Dakar’, una rassegna che svela storie mai raccontate e ripropone alcuni episodi chiave del passato, grazie alle testimonianze dirette di coloro che hanno vissuto in prima persona il caldo e il freddo, la felicità e la disperazione, la vittoria e la sconfitta.
Il Motohall di Mattighofen accoglierà dieci moto che hanno fatto la storia della Dakar e numerosi oggetti riguardanti questa epica competizione. La mostra consentirà ai visitatori di fare un salto nel passato ai tempi della Parigi-Dakar, per poi attraversare i mille colori del Sud America e approdare infine in Arabia Saudita, terra desolata e inospitale, dove i concorrenti sono costretti ad affrontare le condizioni più estreme al mondo. Muovendosi tra gli avveniristici spazi dell’area espositiva a due passi dalla sede di KTM in Austria, il pubblico entrerà in contatto con nomi leggendari del Rally come Heinz Kinigadner, Fabrizio Meoni e Marc Coma o, più di recente, Matthias Walkner, Toby Price e Kevin Benavides.
La mostra offre quindi ai visitatori l’opportunità di immergersi totalmente nella competizione più dura del pianeta, e di ascoltare le sue mille storie. Con una bussola magnetica e supportato da un’assistenza limitata, Heinz Kinigadner si prese cura della sua Enduro LC4 modificata di bivacco in bivacco, nel tentativo di far conoscere KTM e di realizzare il proprio sogno salendo sul podio sulle rive del Lago Rosa. All’epoca, il due volte campione del mondo di motocross non immaginava che la sua idea di partecipare avrebbe portato a KTM ben 19 vittorie, dal primo trionfo di Fabrizio Meoni nel 2001 fino allo scontro finale del 2023, giocatosi sul filo dei secondi fino all’ultima, decisiva tappa.
“Non esiste un’avventura più grande della Dakar: gli stimoli e la motivazione che ci ha dato in quegli anni lontani, e che si sono dimostrati cruciali nella promozione del marchio KTM e nello sviluppo delle nostre moto, non sono mai venuti meno.” – Stefan Pierer, CEO di PIERER Mobility AG.
“Parlare della storia di KTM e della Dakar mi rende piuttosto orgoglioso. Quando ho iniziato, nel 1994, non potevo credere alla copertura mediatica dell’evento: era di molto superiore a quella avuta per i miei titoli mondiali e sapevo che avrebbe potuto essere un bene per il marchio. Anche se il livello tecnico e la professionalità della competizione sono cambiati da allora, i fondamenti della gara continuano a essere gli stessi: è una grande avventura.” – Heinz Kinigadner
“Vincere la Dakar di quest’anno è stata l’emozione più grande della mia vita. E, adesso, fare parte delle Leggende della Dakar di KTM mi rende super orgoglioso. Sono ancora emozionatissimo”, Kevin Benavides, vincitore della Dakar 2023.
Per saperne di più sulla mostra, visita il sito www.ktm-motohall.com oppure raggiungi il KTM Motohall a Mattighofen, Austria.
https://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2023/05/520153_2023-05-10-Motohall-Legends-243_Press-Event-LEGENDS-OF-THE-DAKAR.jpg6831024ferrohttps://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2018/11/Logo-endurista-300x113.pngferro2023-05-11 12:18:442023-05-11 12:18:44KTM MOTOHALL dedicato alle “LEGGENDE DELLA DAKAR”
Lo abbiamo fatto tornare a casa dall’Arabia Saudita, riposare e, solo dopo, siamo entrati in contatto con lui per farci raccontare le sensazioni – decantate – provate durante le gare più affascinante e massacrante del mondo.
Bentornato Paolo! I complimenti sono d’obbligo, ma raccontaci un po’: che Dakar è stata questa che ti ha visto protagonista? “La gara in sé è stata bella, ricca di emozioni, come sono sempre le corse nel deserto, Dakar in primis. In una gara di due settimane ti capita un po’ di tutto, è davvero un saliscendi continuo. Diciamo che è andata bene anche per il risultato, e peccato davvero per la caduta nella prima settimana, che mi ha veramente provato: ho picchiato forte e, a parte il tempo perso, la botta mi ha stordito un po’ per qualche giorno. Comunque, vista l’entità della caduta, sono stato fortunato a non farmi niente e a portare avanti la gara”.
Paolo, scusa, ma dal tono della tua voce non riesco a capire se sei soddisfatto di questo risultato o se, invece, hai qualche rammarico… “Non lo so. Il primo, Romain Dumontier, è stato bravo, non ha sbagliato niente ed è andato forte. Probabilmente, anche senza la caduta avrei fatto lo stesso risultato. Questa è una gara talmente lunga e imprevedibile che fare pronostici diventa difficile, ma alla fine mi ritengo soddisfatto: sono riuscito a finirla per la prima volta e, oltre al risultato, ho imparato tante cose che mi saranno utili per il futuro”.
Tipo, hai voglia di raccontarle? “Certo. Sono stato tante volte con i top rider, ho guidato insieme a loro, e in queste situazioni impari tanto. Capisci che non fanno cose impossibili, fanno le stesse cose che fai tu, ma le fanno a una velocità maggiore. Ho capito di essere arrivato a un livello che necessita di uno step mentale per fare un altro passo in avanti; ho capito che devo trovare la concentrazione giusta e fare tante gare in queste condizioni, così da avere la necessaria confidenza con quei terreni”.
Che poi, Paolo, anche la velocità è una cosa che si allena, come il fisico e come la testa. “Sì, assolutamente, e lo si fa correndo tante gare in quei territori, allenandosi in quelle condizioni. Purtroppo, in Italia non abbiamo niente di paragonabile, e questo è un po’ limitante, però sono contento perché nel mio programma futuro mi concentrerò proprio su queste gare”.
Quale è il motivo che ti ha spinto a voler fare la Dakar? “Alla fine, io vado in moto per lavoro, faccio il pilota di Rally. Quando ancora non ero mai stato nel deserto, mi hanno sempre ispirato questi scenari: io sono proprio innamorato del deserto, non tanto delle gare! Poi ovviamente c’è anche il lato sportivo, che è ciò che mi fa allenare tutti i giorni e, da questo punto di vista, la Dakar rimane la competizione più importante. In gara passiamo in posti stupendi e incredibili, ma con la concentrazione te li godi poco”.
La Dakar è lunghissima e provante, quanto è difficile trovare un equilibrio? “È una cosa strana. Io credo che ognuno di noi debba fare i conti con sé stesso e con la propria mente, per cui penso che la cosa più difficile da trovare sia l’equilibrio psicologico, perché tu in quelle due settimane stravolgi la tua vita: ti svegli tra le due e le tre di notte, vai a letto alle otto di sera e vivi delle giornate parecchio stressanti, che poi diventano normalità quando sei lì, ma abituarti a tutto ciò, soprattutto la prima settimana, non è facile. Penso che il lato psicologico sia la parte più difficile da gestire, poi ovviamente devi partire da una base di allenamento buona”.
Quindi entra in crisi prima la testa del fisico? “Sì. Per esempio: quando sono caduto, alla quinta tappa, sono andato avanti perché sono riuscito a rimanere freddo di testa; subito non riuscivo ad alzarmi da terra, poi ce l’ho fatta, ma avevo la strumentazione completamente distrutta e davanti non c’era più niente; a quel punto l’ho tolta, ma avevo dolori ovunque, non ero lucido, mi girava la testa e c’erano da fare ancora 170 km, che non sono pochi: li ho fatti tutti però, e anche con un buon ritmo. Avevo le lacrime agli occhi, ma in quelle condizioni, se non sei forte di testa ti fermi”.
Tecnicamente che gara è stata questa Dakar 2023? “Una bella Dakar. La prima settimana è stata dura, perché le speciali erano lunghe e molto varie. Ci aspettavamo poi una seconda settimana più tosta, e invece pur senza essere una passeggiata di salute non è stata come l’avevano descritta: tante dune, quelle sì, in generale tappe corte, quindi meno selettive”.
Quale è stata la tappa più dura? “Per me la numero 2, perché era tutta di sassi e con velocità medie: sembrava una speciale di enduro da oltre 400 chilometri… e io li ho sofferto”.
Da ciò che racconti la Dakar è una gara dura per il fisico e ancora di più per la testa. E per la moto? Cosa bisogna fare per preservarla, per farla arrivare alla fine della gara? “La prima cosa per preservare la moto è non cadere, perché quando la moto picchia per terra si rompe. Poi una parte del tuo successo dipende dal team che hai alle spalle: quest’anno onestamente non ho avuto nessun problema, perché ho iniziato a correre con il BAS WORLD KTM RACING TEAM. Sono bravissimi, preparati: ogni giorno mi hanno consegnato la mia KTM 450 RALLY REPLICA in perfette condizioni. Dal punto di vista del mezzo, per fare bene alla DAKAR devi avere una moto abbastanza nuova e una squadra che ogni giorno ti metta tra le mani una moto perfetta. Non devi lasciare niente al caso, perché anche il più piccolo dei problemi nel corso di una tappa da 700 km può diventare un grande problema”.
Paolo, il percorso rispetto ai top rider è assolutamente lo stesso: guardando la classifica generale, tra te e Kevin Benavides che ha vinto c’è un gap di 2 ore e 36 minuti: non è tantissimo! “No, ma neanche poco. Come dicevo prima, è difficile da capire: i big hanno un passo costante durante tutta la gara, e tu quel passo magari potresti anche tenerlo, ma se non lo fai il motivo è soprattutto mentale. I big hanno grande velocità per l’intera durata della tappa, e poi vanno forte su tutti i terreni: sono piloti completi e con tanta esperienza”.
Visto che sei stato con loro, chi ti ha impressionato? “Sono stato parecchio con Skyler Howes, l’americano: in una tappa mi ha raggiunto nelle dune, per un po’ sono stato con lui, poi è andato via. Ho visto che guidava in modo davvero sciolto, sempre a proprio agio, tranquillo”.
Paolo, ma alla fine ti sei sorpreso di te stesso o ti aspettavi un risultato così? “Ci speravo, perché mi sono allenato tanto e ho cercato di andare più volte nel deserto nel 2022. Sto puntando tutto su queste gare, per cui sì, sono contento, ma questa avventura è solo una tappa di un percorso che continuerò a portare avanti: non ho fatto la Dakar per fermarmi, non è un punto di arrivo, ma ogni volta nuovo punto di partenza”.
Quindi l’obiettivo è aumentare la velocità per scalare la classifica? “Certo. Adesso mi aspetta tutto il Mondiale Rally, che farò soprattutto per prepararmi alla prossima Dakar: nel 2024 mi piacerebbe essere nella top ten”.
Hai un aneddoto simpatico, o drammatico, di questa Dakar 2023 da raccontare? “Forse uno, che poi è ricorrente, è successo prima della tappa di riposo. Ricordo che una mattina siamo partiti presto, mi ero svegliato alle due di notte. Piovigginava, e in più faceva freddissimo: bisognava fare 500 km! L’inizio tappa era tutto d’asfalto: i primi chilometri in quelle condizioni guidi la moto, sì, ma ti devi ancora svegliare. Poi inizi a sentire freddo… e in quel momento ti svegli definitivamente, però sei al buio su un’autostrada deserta: in quei frangenti dici a te stesso ‘ma perché sono qui, chi me l’ha fatto fare!’. Poi inizi a vedere la prima luce che filtra dal cielo, poi l’alba che illumina il deserto…e lì dai un senso a tutto. In quelle situazioni io mi emoziono tanto. Ma ce n’è un altro che potrei raccontare. Io non sono un tipo ansioso, ma 20 minuti prima dell’inizio della speciale, quando ti danno il road-book, l’ansia mi sale un po’: il momento peggiore è quando, mentre metto il road-book, vedo quelli davanti a me a partire, a fuoco ovviamente: in quel momento non avrei voglia di dare il massimo, ma poi ovviamente salgo in moto e faccio lo stesso”.
Ci sono dei ringraziamenti speciali che vuoi fare per questa Dakar? “Sì. Iniziamo con KTM Italia, che mi ha dato la moto per potermi allenare. Poi Gabriele Minelli, che è il mio main sponsor e manager e che sarà con me anche per il prossimo anno. E poi le persone a me vicine, oltre ovviamente a tutti gli altri sponsor”.
Ora, conclusa la Dakar, cosa farai in questo 2023? “Il Mondiale Rally, come accennato prima: questo è l’impegno più importante. E poi farò delle gare di Italiano Motorally. Al Mondiale Rally correrò sempre con il BAS WORLD KTM RACING TEAM, mentre il Motorally con la squadra CF Racing di Fabrizio Carcano”.
Insomma, il prossimo obiettivo di Paolo Lucci è chiaro e definito: si chiama DAKAR 2024. In bocca al lupo!
https://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2023/01/Dak2023CB-1359.jpg6831024ferrohttps://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2018/11/Logo-endurista-300x113.pngferro2023-01-25 10:16:132023-01-27 09:14:30DAKAR | Paolo Lucci orgoglio italiano
Abbiamo iniziato a parlare di Africa Eco Race nel 2019 quando davanti ad una bottiglia di prosecco a Soave in occasione di uno dei tanti eventi off road a cui partecipiamo abbiamo conosciuto quello che poi è diventato il nostro pilota di punta Alessandro Madonna a cui strada facendo si è aggiunto Paolo Bellini il secondo portacolori del Kerosene Racing Team.
Saranno state le bottiglie di prosecco ma l’idea di partecipare all’AER con una moto d’epoca ci è apparsa sin da subito tanto folle quanto bella ed intrigante da seguire con anche il supporto della rivista Fuoristrada & Motocross d’Epoca con cui abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio ed iniziare a sognare.
Inizia sin da subito l’idea di coinvolgere a bordo anche tutti i nostri partner tecnici e sponsor che hanno creduto in noi e ci hanno permesso di poter prendere coscienza che il progetto poteva stare in piedi e quindi grazie al loro supporto il sogno poteva continuare.
Alessandro Madonna in sella a Yamaha Ténéré 600 prototipo e Paolo Bellini in sella a KTM 450 rally : i piloti portacolori del Kerosene Racing Team
La preparazione della moto è durata 2 anni, sul numero di dicembre dalla rivista Fuoristrada & Motocross d’Epoca troverete l’intervista a Mauro Gessi della Gessi Corse di Pesaro che si è occupato della nascita del prototipo, gestazione durata due anni, 2020 e 2021 in piena pandemia e con tutte le difficoltà del caso per reperire i materiali, seguire i lavori ed eseguire i test su strada e off road dopo ogni modifica e ogni aggiustamento.
La Yamaha Ténéré viene esposta per la prima volta a Gennaio 2022 al nostro stand al Motor Bike Expo di Verona ed è subito un gran successo! Ma non possiamo dire che sia ancora finita, proseguono i test in pista da cross a Pomposa e sulle montagne Liguri per completare la messa a punto.
Finalmente ad Agosto 2022 la moto vede definitivamente la luce ed in fretta e furia, mancano meno di due mesi al via, si prosegue con la parte elettrica con il montaggio di parte della strumentazione per la navigazione che verrà poi completata al paddock di Mentone con il montaggio della strumentazione GPS legata alla sicurezza in gara.
Le ultime settimane di settembre sono state molto convulse per ritirare dai vari sponsor tecnici tutto il materiale, casco, abbigliamento, accessori e ciliegina sulla torta anche l’abbigliamento ufficiale che ci ha messo a disposizione Yamaha Italia.
Incredibilmente in un attimo arriva il 13 di ottobre, inizia la nostra avventura si parte da Milano direzione Genova per caricare la moto, quattro casse di ricambi, due treni di gomme, un motore completo, una forcella completa. In poco più di 2 ore siamo a Mentone tanta era la voglia che siamo arrivati per primi al paddock, ancora chiuso, erano presenti solo i camion dell’organizzazione Motul Malle Moto.
La nostra Africa Eco Race 2022, nata per caso e costruita in due anni passo dopo passo: dal parco chiuso di Montecarlo al lago rosa di Dakar un sogno che si è realizzato.
All’apertura del cancello del paddock siamo stati i primi a prendere posto, montare i gazebi, parcheggiare il furgone e mettere in mostra la moto, ancora senza grafiche, infatti la giornata di venerdì l’abbiamo trascorsa a sistemare gli ultimi ritocchi, le foto di rito e non con sorpresa a rispondere alle domande di molti appassionati e Team un po’ increduli del progetto che avevano davanti con anche ospiti importanti come Pol Tarres ed Alessandro Botturi in visita al “Team satellite Yamaha”.
Al paddock abbiamo poi ospitato anche Walter Piccardo e Luciano Belluschi che con due Ténéré T7 hanno completato la squadra Kerosene Racing Team al via della 14°edizione della gara desertica più dura di sempre dopo le vere Parigi – Dakar.
Le operazioni preliminari amministrative e tecniche di sabato 15 ottobre, non senza apprensioni si sono svolte in fretta, fatto salvo dover modificare il cupolino del Ténéré di Alessandro per poter interagire con la pulsantiera del GPS di emergenza. Fare 4 fori su 2 mm di plexiglas non è cosa facile ed ecco il danno alle porte; il cupolino si rompe ed è corsa alla riparazione in emergenza perché entro 90 minuti la moto deve essere al parco chiuso di Montecarlo. Grazie a Roberta si recupera al paddock una colla bicomponente per la riparazione poi rinforzata con alcuni grossi adesivi in cristal ed il gioco è fatto, Alessandro vola al parco chiuso con Paolo e la sua KTM 450 Rally.
Sabato alle ore 19:00 pre partenza da Montecarlo, sul palco fa bella mostra una moto della madonna, come dice Elisabetta Caracciolo, ed infatti Alessandro raccoglie i primi applausi del pubblico e dei Team, ormai ci siamo: che il sogno abbia inizio!. Domenica lungo viaggio in furgone verso Sete per l’imbarco che dopo 36 ore di navigazione ha portato gli oltre 100 concorrenti a Nador in Marocco per la prima vera tappa dell’Africa Eco Race 2022.
18 ottobre 2022 Tappa 1 NADOR / BOUSAÏD : 605 km Trasferimento : 118 km – Speciale : 94 km – Trasferimento: 393 km
I primi 118 km di trasferimento hanno portato i piloti alla prima prova speciale, di 94 chilometri, si fa sul serio ed i terreni duri del Marocco già mettono in crisi alcune parti meccaniche della moto nulla di grave e si prosegue fino a fine tappa. Si delineano le prime classifiche di giornata e rispetto alle 51 moto al via i nostri piloti si posizionano a metà classifica provvisoria, bene Paolo Bellini 12° più attardato Alessandro, ma siamo solo al primo giorno.
19 ottobre 2022 Tappa 2 – BOUSAID-TAGOUINITE : 466,33 km Trasferimento : 0 si parte direttamente dal bivacco . Speciale 448 km. Trasferimento : 18,38 km
Il giorno due si presenta subito durissimo per i percorsi sassosi, le prime dune e la navigazione davvero complessa su un percorso impegnativo. La Ténéré di Alessandro ha ancora problemi alla pompa della benzina e a causa delle vibrazioni anche la torre di navigazione si allenta e costringe Alessandro a continue soste per poter serrarla. Si raggiunge il traguardo di tappa a tarda sera ed il lavoro sulla moto prosegue per gran parte della nottata.
20 ottobre 2022 Tappa 3 – TAGOUNITE/ASSA : 526,34 km Speciale : 465,89 km – Trasferimento: 60,45 km
Tappa durissima per il gran caldo oltre i 40°c il confine con la Mauritania si avvicina ed anche i percorsi si configurano con le grandi dune, Alessandro soffre ancora per problemi alla moto ed ancora una volta arriva al bivacco in tarda serata, Paolo Bellini prosegue senza problemi ed occupa il 18° posto nella classifica generale.
21 ottobre 2022 Tappa 4 – ASSA/REIMZ EL QUEBIR : 691 km Speciale : 455,42 km
Altra tappa durissima ed altri problemi sia per il gran caldo che per la moto di Alessandro, si attende con ansia il giorno di riposo per poter fare una manutenzione minuziosa della moto e garantire di poter proseguire la gara.
22 ottobre 2022 Tappa 5 – REIMZ EL QUEBIR/DAKHLA : 690,94 km Speciale : 450,82 km – Trasferimento 240,12 km
Dopo tante dune e sabbia ecco una tappa veloce, partenza ancora dal bivacco per poi giungere a fine tappa a Dakhla sull’oceano per la giornata di riposo e finalmente non più notte in tenda ma in hotel manca poco per entrare in Mauritania per la seconda settimana di gara che si preannuncia durissima e molto temuta da tutti i piloti.
24 ottobre 2022 Tappa 6 – DAKHLA/CHAMI : 633,78 km Trasferimento 429,15 km – 204,63 km
Si entra in Mauritania con tutte le problematiche burocratiche doganali sia per i piloti sia per i mezzi. Alla partenza la fitta nebbia ha rallentato il volo degli elicotteri che supervisionano dall’alto la prova speciale e vegliano sui piloti. Il tempo passa ed il caldo raggiunge i 50°c troppi per poter entrare in prova speciale e quindi l’organizzazione annulla la tappa e si prosegue dritti al bivacco. Per noi va bene così perché Alessandro accusa un problema ad un occhio causa lenti a contatto e sabbia e prosegue su asfalto prendendo la penalità forfettaria massima.
25 ottobre 2022 Tappa 7 CHAMI/AKJOUJT : 514,66 km Trasferimento 19,90 Km – Speciale 450 Km – Trasferimento 24,60 Km
Ennesima tappa durissima in Mauritania, dura per i monocilindrici e quasi impossibile per i grossi e pesanti bicicilindrici, anche i professionisti hanno sofferto e patito questa infernale tappa; lo stesso Jean Louis Schlesser ha ammesso che vedere le moto al traguardo è stato un gran respiro di sollievo. Alessandro fuori classifica ma Paolo Bellini sempre a metà classifica ed iniziano anche i primi ritiri tra le moto.
26 ottobre 2022 Tappa 8 Akjoujt – Akjoujt Trasferimento 24 Km – Speciale 423 Km
La prima tappa ad anello, navigazione durissima e tante tante dune, anche i big sono attardati da noie tecniche tanto è che più di un pilota attende il camion scope e trascorre la notte sotto le stelle in pieno deserto. Alessandro non ha preso il via nella tappa numero 8 per il persistere del problema all’occhio e lo staff medico nega il nulla osta al via. Diciamo che ancora una volta meglio così per noi. Un incredibile Bellini porta al traguardo di tappa la sua KTM in 16° posizione.
27 ottobre 2022 Tappa 9 Akjoujt – Ouad Naga Speciale 411,77 km – Trasferimento 22 km
Alessandro e molti altri piloti prendono il via ma non in gara, si possono prendere due penalità forfettarie in tutta la gara e saggiamente fanno questa scelta per potersi riposare, curarsi e completare l’assistenza alle moto, arrivando al bivacco senza eseguire la prova speciale. Mancano ancora due tappe alla fine ed è meglio risparmiare energie e mezzi per le tappe finali che saranno ancora dure per via della sabbia e del gran caldo anche se le moto prendono il via molto presto al mattino per sfruttare le poche ore di fresco e sabbia più dura.
28 ottobre 2022 Tappa 10 Ouad Naga- Ouad Naga Speciale – 456 km
Penultima tappa ad anello di questa Africa Eco Race 2022, caratterizzata da due prove speciali, l’ultima in Mauritania e la prima in Senegal rivista e modificata a causa delle grandi piogge che hanno reso necessario modificare il percorso. Ancora temperature oltre i 50°c e al traguardo della prova speciale i piloti erano molto stanchi, Alessandro e Paolo proseguono la gara senza problemi.
29 ottobre 2022 Tappa 11 Ouad Naga – Diama 456 km Trasferimento 36,55 km – Speciale 122,21km – Trasferimento 280 km
Ultima tappa di gara che delinea la classifica finale di una Africa Eco Race che sarà ricordata come la più dura di sempre: si attraversa la dogana di Diama e si entra in Senegal, ancora una manciata di km e si coronerà il sogno della smanettata sulla sabbia del lago rosa. Il nostro Paolo Bellini archivia la gara nella categoria Malle moto e chiude in 16° posizione mentre Alessandro Madonna chiude 36° nella classifica generale.
30 ottobre 2022 Tappa 12 Diama-Dakar Trasferimento 230 km – Speciale 20,93km – Trasferimento 48,15 km
L’Africa Eco Race 2022 si chiude nella suggestiva cornice del lago Rosa a Dakar dove i piloti disputano l’ultima prova speciale di questo bellissimo viaggio, solo 21km ma tutti con il gas a manetta e con lo sguardo rivolto al traguardo più ambito dopo 12 durissime tappe.
E’ stata un’avventura incredibile e a tratti durissima come ci ha raccontato Alessandro Madonna – “Correre queste gare è di sicuro molto impegnativo ma quando mi viene chiesto di raccontarle io rispondo sempre che la parte più difficile quando si partecipa a gare di questo tipo e nella categoria Malle Moto, quindi senza assistenza, nasce nel momento in cui, dopo aver gareggiato un’intera giornata, devi dedicare il tuo tempo alla manutenzione e messa a punto della moto magari anche fino a notte fonda per poter correre la tappa del giorno dopo con un mezzo che possa essere nelle migliori condizioni possibili. E’ come se ti sentissi sempre in ritardo e in rincorsa rispetto alla gara, poco tempo per dormire, poco tempo per mangiare e soprattutto poco tempo per ricaricare le energie. Quando ho tagliato il traguardo sulla spiaggia del lago rosa di Dakar ho capito che tutte le fatiche fatte durante queste due settimane e nei mesi precedenti di preparazione ne erano valse la pena: è stata un’emozione incredibile. Ringrazio tutti coloro che mi hanno supportato in questo progetto ma soprattutto hanno contribuito alla realizzazione del mio sogno correre e tagliare il traguardo di una delle gare più difficili con una Yamaha Ténéré prototipo del 1988”.
Kerosene Racing Team é una ASD (Associazione Sportiva Dilettantistica) milanese nata nel 2008 frutto della passione per le due ruote in fuoristrada e attiva nel mondo Enduro per i settori Regolarità d’ Epoca, Moderno, Motorally ed eventi Adventouring. Anche …inviati stampa per la rivista Fuoristrada & Motocross d’Epoca. Link al sito: https://keroseneracingteam.com/
https://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2022/11/IMG-20221101-WA0020.jpg7681024ferrohttps://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2018/11/Logo-endurista-300x113.pngferro2022-11-02 10:27:252022-11-02 12:44:04L’AFRICA ECO RACE 2022 del Team Kerosene Racing
La New Rally Experience diventa una realtà alla portata di tutti i piloti attraverso due nuovi modelli frutto della continua ricerca e sviluppo di Fantic Racing e grazie alla partecipazione alle più severe competizioni di rally raid, dalla Dakar all’Abu Dhabi Desert Challenge. XEF RALLY e la XEF RALLY FACTORY sono state sviluppate in gara dal Test Team Fantic avvalendosi dell’esperienza di Franco Picco che ha portato a termine la Dakar 2022 dando immediata dimostrazione di grande consistenza, velocità e affidabilità del mezzo.
FANTIC XEF RALLY – Everyday’s rally feeling.
New Rally Experience significa competizione ai massimi livelli, ma anche sfida con sé stessi. Per questo XEF RALLY è una vera race bike, pronta per schierarsi al via della Dakar ma al tempo stesso una moto di serie, omologata E5 quando l’obiettivo non è gareggiare per la classifica, ma contro i propri limiti spostandoli più in là ad ogni uscita. Il motore è il potente monocilindrico di 450cc, cattivo quando serve, docile e sempre gestibile in ogni situazione. Il telaio è il raffinatissimo bitrave in alluminio in grado di trasmettere grande stabilità grazie all’ottimo lavoro delle sospensioni Kayaba. Le sovrastrutture e i serbatoi maggiorati sono progettati per un perfetto connubio tra studi ergonomici e massima autonomia, grazie ai 30lt distribuiti in due serbatoi: centrale e anteriore-laterale. Indispensabile per affrontare i grandi raid anche la dotazione necessaria alla navigazione: strumentazione completissima e cupolino in plexiglass per un ottimo riparo da aria, polvere e pietre. Grazie al RallyScreen da 7″ tutti i parametri della moto sono sempre sotto controllo ed è possibile consultare facilmente tracce GPX, roadbook digitali e usare tutte le app di navigazione presenti sul mercato: sia dal touchscreen che attraverso i due controller a manubrio. Grazie al sistema operativo Android è facile da gestire come il proprio smartphone. Tropicalizzato per una totale resistenza a urti, polvere e acqua (certificato IP67), il RallyScreen si accende e spegne con la moto ed è dotato di una batteria interna che consente di programmare in remoto gli itinerari portandolo con sé se necessario. Completa la dotazione tecnica un freno anteriore maggiorato da 300mm, fondamentale per fermarsi in sicurezza anche alle alte velocità che si raggiungono nelle velocissime piste africane.
Fantic entra nel mercato rally replica scrivendo un nuovo capitolo dedicato ai piloti e agli appassionati dei grandi raid con due modelli: la XEF RALLY e la XEF RALLY FACTORY, versione speciale prodotta in soli 50 esemplari “Launch Edition”
FANTIC XEF RALLY FACTORY – Race instinct.
È a tutti gli effetti la gemella delle Fantic ufficiali impegnate alla Dakar e nel Campionato del Mondo Cross Country. Una moto esclusiva prodotta in soli 50 esemplari “Launch Edition”. Diversi i particolari esclusivi che la caratterizzano. Strumentazione da gara. La versione Factory monta di serie un robusto castello strumenti misto acciaio- alluminio che supporta un roadbook e un trip master professionali per orientarsi perfettamente in ogni competizione. Sono presenti anche i comandi a manubrio per il roadbook e una predisposizione per un ulteriore tripmaster.
Il radiatore dell’olio, montato frontalmente per il massimo flusso d’aria, e il filtro olio maggiorato con serbatoio addizionale consentono di garantire la miglior lubrificazione in condizioni ambientali estreme. Piastre e mozzi ricavati dal pieno e lavorati al CNC, grazie a rigidezza e strettissime tolleranze, garantiscono la massima direzionalità e precisione di guida. Il mozzo posteriore inoltre è provvisto di parastrappi per addolcire le reazioni dell’esuberante 450 bialbero. Sempre per ridurre lo stress alla guida il reparto R&D Fantic ha studiato una predisposizione per installare l’ammortizzatore di sterzo idraulico. Completa l’allestimento lo scarico full titanium sviluppato in collaborazione con Arrow per massime prestazioni e una riduzione del peso di circa 1,5 kg. Oltre ad un importante upgrade tecnico le Fantic XEF Rally Factory sono prodotte con una targhetta numerata che distingue ogni moto da tutte le altre. Vengono consegnate con un kit gara composto da Jersey Rally Fantic e toolbox professionale da 144 litri trasformabile in trolley per portare in gara tutti i ricambi necessari.
Entrambe le Fantic Rally sono prodotte nello storico stabilimento di Motori Minarelli di Bologna e saranno disponibili da fine novembre 2022. XEF Rally sarà in vendita presso la rete Dealer Fantic al prezzo di 16.490€. La versione Factory Launch Edition, è disponibile solo su prenotazione presso i rivenditori autorizzati Fantic al prezzo di 23.990€.
https://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2022/10/Schermata-2022-10-06-alle-10.42.58.png6421154ferrohttps://www.enduristamagazine.com/wp-content/uploads/2018/11/Logo-endurista-300x113.pngferro2022-10-06 10:44:242022-10-06 10:44:24ANTEPRIMA | FANTIC XEF RALLY E XEF RALLY FACTORY: THE NEW RALLY EXPERIENCE
Trionfatore alla Dakar 2020, Ricky Brabec ha rilasciato la sua prima dichiarazione, citando la famosa frase di Soichiro Honda: “È un sogno, un sogno che diventa realtà”.
Senza dubbio, vincere la Dakar era diventato qualcosa più di un sogno, un desiderio o un obiettivo. Era stato così fin da quando Honda nel 2013 aveva fatto il suo ritorno in forma ufficiale nella gara off-road più estenuante al mondo. Il progetto aveva continuato ad evolvere e crescere, creando un team che aveva imparato dagli errori passati e dai duri colpi subìti, edizione dopo edizione. Non a caso la Dakar è strettamente associata alla frase “può succedere di tutto”. Il successo arriva finalmente a metà gennaio 2020, con tutta la squadra del Monster Energy Honda Team che celebra il tanto atteso trionfo sul podio finale: Ricky Brabec e la Honda CRF450 RALLY avevano vinto.
“A dream come true.” Ricky Brabec’s rise to Dakar domination
Ricky Brabec aveva scommesso sulla sua vittoria alla Dakar ben prima che la corsa prendesse il via il 5 gennaio a Gedda, in Arabia Saudita. Lo aveva fatto nel momento in cui il 29enne californiano decise di dedicarsi interamente alla sua passione per le moto da fuoristrada. Brabec si concentrò sulle gare nel deserto. Nel 2014 vinse tutto quello che c’era da vincere, impresa che non sfuggì a uno dei più importanti esponenti di Honda America, Johnny Campbell. Il detentore del record di vittorie alla Baja vide in Brabec un diamante grezzo. L’ex pilota della Dakar Jimmy Lewis, classificatosi terzo nell’edizione del 2000, era della stessa idea. I due si diedero da fare per modellare e perfezionare questa brillante giovane promessa che, talvolta, ebbe difficoltà nella transizione da “buon pilota” a “top rider”.
Da allora Campbell è diventato il mentore di Ricky e lo conosce meglio di chiunque altro. “Il mio rapporto con Ricky è iniziato nel 2015. Arrivò nel team e gli serviva una mano qui negli Stati Uniti con Honda. Ovviamente eravamo attratti l’uno dall’altro” confessa Johnny, che definisce Ricky “un ragazzino con molta energia che aveva bisogno di una guida e di essere indirizzato. Dove andare? Cosa fare? Come perfezionarlo per le gare Rally? Fu così che formulammo un piano. Formulammo una strategia in ottica Dakar. Ci mettemmo in contatto con Jimmy Lewis. Iniziammo a fare una preparazione per i rally un po’ più avanzata.” E aggiunge: “In Ricky vedevo una persona che era stata un campione negli Stati Uniti e ora si cimentava nei rally nel deserto. Una persona che poteva lottare per salire sul gradino più alto del podio. Non appena iniziammo la preparazione per i rally, i progressi non tardarono ad arrivare. Ricky odiava a morte quella preparazione! Gli allenamenti per lui erano “torture” e non gli piacevano affatto. Ma tenne duro. Ha insistito, toccando con mano i risultati della preparazione e le diverse abilità che stava acquisendo.”
“A dream come true.” Ricky Brabec’s rise to Dakar domination
Nel 2016 Brabec fu ingaggiato dal team ufficiale HRC. Dopo anni trascorsi a “imparare il mestiere”, nell’edizione 2019 della Dakar la sua performance fu eccellente: mantenne, infatti, la leadership della corsa fino alla terz’ultima tappa. L’anno seguente il pilota partì tra i favoriti e il resto è storia. La sua vittoria è stata decretata al termine del rally, sul traguardo a Qiddiyah. Missione compiuta.
“Vincere la Dakar è stato meraviglioso. Molte persone pensavano che un americano non ci sarebbe mai riuscito. È davvero una bella sensazione, essere il primo ad averlo fatto. Sono molto fortunato: ho Johnny al mio fianco, mi alleno con Jimmy Lewis e ora fa parte del mio team anche Kendall (Norman, suo meccanico). Lavoriamo tutto l’anno per questo obiettivo; certi giorni non vorremmo essere lì e non vorremmo lavorare e allenarci, ma è quel che serve per fare il nostro lavoro e portare a casa una vittoria. Mi sento davvero bene. Se tutto va nella giusta direzione, nel 2021 bisseremo il successo e continueremo ad essere nella top 3 nei prossimi due anni. Questo è il nostro obiettivo. Abbiamo già vinto la Dakar, quindi ora credo che noi tutti sappiamo cosa serva per vincere. Spero che le persone
“A dream come true.” Ricky Brabec’s rise to Dakar domination
all’interno del team Honda non cambino, in modo da lavorare con lo stesso impegno e la stessa sinergia viste in Arabia Saudita.”
Ricky Brabec assapora il trionfo nel suo nuovo ruolo di campione in carica: tutti vogliono essere parte di questo successo, dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti. Accolto in patria come un’eroe, ha persino ricevuto un riconoscimento da Rob Dingman, President and CEO dell’AMA (American Motorcyclist Association).
“Per me non è cambiato niente” afferma il pilota americano, che sostiene: “Continuo a vivere la mia vita e mi alleno come ho fatto l’anno scorso, continuo ad andare in palestra e in bici. La Dakar è decisamente una corsa leggendaria che vogliamo tutti vincere e portare a termine ogni anno. Ma non puoi permetterle di cambiarti. Non puoi montarti la testa. Non puoi permettere alla Dakar di farti sentire più grande di quanto tu non sia. Devi restare umile, concentrato e lavorare sodo per preaparti al meglio per questa gara, ogni giorno” ribadisce Brabec, che ancora trova il tempo per “stare all’aperto, godersi il bel tempo, stare con gli amici e organizzare una grigliata.”
Nel frattempo Johnny Campbell continua a riporre tutta la sua fiducia sul californiano: “L’anno dopo l’edizione 2019 eravamo alla resa dei conti. Per lui, era davvero difficile a livello mentale. Ha raccolto tutte le forze. Lo voleva davvero. Non ha mollato. Un campione si comporta così. E Ricky è un campione. Continuiamo a lavorare con lui in ottica Dakar 2021 cercando di alzare l’asticella. Vedrete un nuovo lato del carattere di Ricky.”
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