Diagonal Challenge San Marino
Testo: Romolo Ciancamerla
Foto: Alessio Rimoldi e Carlo Venturini
Ero già stato alla Diagonal “7 Castelli” di Pergola (PU), recensita sul n. 34 e, quando ho visto che il vulcanico Luciano Arcangeli (un pergolese trasferitosi in Belgio e nel Motorsport, auto e moto, da tantissimi anni) aveva deciso di replicare subito e stavolta si trattava addirittura di un Rally Raid “internazionale”, con partenza da San Marino, pernotto a Pergola e ritorno, iscrivermi è stata la immediata conseguenza. Non potevo terminare le vacanze di Agosto in maniera migliore! Il 29 Agosto incontro il mio nuovo compagno di marca, il pistoiese Carlo Venturini (uno degli ultimi piloti, oltre al Bubi Chinaglia con cui avevo fatto la “7 Castelli”, ad aver corso ufficialmente con una Gilera, avendo partecipato all’Italiano Motorally nei primi anni 2000) e lo “navigo” telefonicamente fino a San Marino alta, dove espletiamo le formalità della iscrizione e poi ci godiamo l’apericena offerta dall’organizzazione, familiarizzando con alcuni fuoristradisti che parteciperanno l’indomani al concomitante corso di cross/enduro tenuto da Alex Zanotti, evento parallelo al Rally. Nell’attesa di Carlo, ho già montato il GPS Tripy noleggiato dall’organizzazione (ci ho messo non più di cinque minuti, fantastico!), visto che si navigherà solo con traccia GPS, niente chilometrici fogli di Road Book stavolta. Entrerò nel mondo della navigazione digitale, la cosa mi entusiasma, anche se qualche dubbio mi rimane! A mezzanotte tutti a nanna: bivacco nel paddock della Baldasserona, crossodromo inerpicato su un fianco della collina di San Marino.
Si comincia bene, questo è il vero spirito del Rally: si dorme in furgone, in auto, in tenda, gli hotel sono per i professionisti!
La mattina successiva, poco prima dell’arrivo della gran parte dei partecipanti (essendo tutti dei dintorni, la maggioranza arriva in moto, da veri rallysti!) affrontiamo l’unico momento di panico della due giorni: veniamo a conoscenza che nella notte l’organizzatore, Luciano Arcangeli, era stato colpito da un dolorosissimo attacco di calcoli renali e si trovava ricoverato all’ospedale. Il suo amico e “aiutante” Eric Baes tiene un briefing in inglese (è o no un Rally internazionale?) e informa che, vista la situazione, chi pensava che sarebbe stato meglio non partire, avrebbe avuto restituita la quota di iscrizione (la fantastica cifra di 30 euro, ci pensate?). Tutti i partecipanti si guardano e, unanimemente, si decide di essere tutti sufficientemente adulti da poter gestire la situazione: siamo in poco più di venti (ma accidenti, con un programma come questo e con la irrisoria quota di iscrizione richiesta, che tutti siano ancora in vacanza?) ed abbiamo sei GPS quindi basterà gestire bene il gruppo e nessuno si perderà. Si parte! Tra scalciate e delicati tocchi di bottoncino tutte le moto dei partecipanti si accendono, e le moto non potrebbero essere più eterogenee: si va dalle splendide XT Replica Dakar 82 di Cosi e Olmeda, a svariate mono d’epoca, compresa la Gilera RC600C perfettamente preparata dal mio amico Carlo, fino alle bicilindriche (la migliore è il KTM dell’espertissimo Mirco Bettini) fino alla recentissima Honda 450 CRF Rally di Manuel Villa, con alcune moderne enduro 4T a completare il quadro e la mia piccola Frigerio Gilera 125, unica rappresentante del mondo 2T. Pochi chilometri di asfalto e poi si cominciano a percorrere sterrate e carrarecce, si capisce subito che stavolta il percorso sarà più invitante rispetto a quello della “7 Castelli”.
Si viaggia tutti in gruppo, e il ritmo, anche se allegro, consente di godersi i panorami delle colline del Montefeltro. Si incontrano splendidi casolari ristrutturati e in uno di questi, bellissimo e in una posizione da favola, ci fermiamo per una rinfrescante bevutina, necessaria a buttar giù la polvere che il clima secco ci regala. Anche la polvere è una componente che in un Rally che si rispetti non può mancare!
L’unico inconveniente tecnico capita proprio a me: dopo una cinquantina di chilometri la leva della frizione diventa burrosa e poi… tac… filo frizione rotto! Ed io penso che, finalmente, quello che in questi quattro anni di girate in tanti avevano tacciato di ‘leziosismo’, e cioè il filo della frizione di scorta fascettato a quello in uso, dimostrerà la sua validità a conferma che i vecchi seigiornisti, da cui avevo copiato la soluzione, la sapevano lunga. In cinque minuti il filo di scorta prende il posto di quello rotto (non senza aver avuto modo di verificare la preziosa completezza della trousse del K 990 dell’amico Roberto Manenti, che essendo dietro si era fermato con me) e si riparte senza spezzare il gruppone. Ancora stupendi sterratoni su cui far scodare all’infinito le nostre motorelle; alcuni di questi sono stati capaci di mettere alla frusta le moto più pesanti: alla fine di una discesa sterrata piena di tornanti il liquido dei freni dei bicilindrici avrebbe permesso di friggere all’istante una montagna di patatine! La navigazione col GPS Tripy, dopo l’iniziale affiatamento, si rivela semplice e intuitiva: la nota successiva è indicata in maniera chiarissima (anche per chi, come me, conosce già la presbiopia) e la distanza mancante decresce fino al suo raggiungimento, rendendo molto intuitiva la sua interpretazione.
Dopo 110 chilometri raggiungiamo Pergola, con una sosta per un invitante aperitivo a base di prodotti locali (immancabile il sapore di tartufo, presente nella miglior qualità in quella zona) presso l’Azienda Agricola Gentilini, sponsor della manifestazione.
Raggiunta la piazza principale, scopriamo un’altra delle sorprese che Luciano ci ha preparato: la sede locale della Protezione civile ha provvidenzialmente organizzato un’esercitazione che prevede l’istallazione di due grandi tende con una brandina e una coperta per ciascun partecipante, un bivacco in piena regola, geniale! Una bella tavolata ci regala piadina e affettati, giusto per completare l’aperitivo consumato da poco. Nonostante tutte le ‘distrazioni’, alla fine del pranzo sono solo le tre del pomeriggio e si comincia a discutere su come riempire il tempo fino alla cena: un’local’ lancia l’idea di raggiungere un posto dove si può fare il bagno nel fiume, soluzione perfetta per togliersi di dosso l’abbondante polvere. Il posto si trova vicino a Cagli, ad “appena” 25 chilometri da Pergola, ma per dei rallysti questo non può essere un problema. Anzi, visto che si va esattamente nel mio paese natale e mi ricordo ancora alcune belle sterrate per raggiungerlo, lancio l’idea… molti si erano già liberati dell’abbigliamento tecnico in favore di più pratici bermuda ed infradito, e allora via sparati in asfalto con una colonna di rallysti dall’aspetto assai ‘naif’. Il fiume ha assolto perfettamente alla funzione “spolverante”, anche se la temperatura semi-glaciale ha consigliato il bagno totale solo ad un paio di eroi e, comunque, si è dimostrato un ulteriore, bellissimo momento di aggregazione.
Al rientro, cena all’aperto, con prodotti locali a profusione e poi, ciliegina sulla torta: un giro in notturna di 50 chilometri! La cosa è stata organizzata all’ultimo minuto, ma ha raccolto subito l’entusiasmo del gruppo. Avevo già fatto una prima esperienza in notturna alla Anabasi Boon di Giugno e la cosa mi aveva entusiasmato, quindi questa ulteriore proposta del Diagonal non poteva che rendermi felice. Purtroppo, non sapendolo, non avevo portato il casco con fissato un proiettore led che all’Anabasi si era dimostrato fondamentale e, sorpresa poco piacevole, all’accensione dei fari mi accorgo che una delle due lampade, sollecitata dalle vibrazioni, deve aver reso l’anima a Edison! Poco male, stanotte si andrà a passo di passeggiata e c’è un plenilunio che di certo aiuterà. Guidare in fuoristrada notturno è un’esperienza che consiglio a tutti i fuoristradisti; si è concentrati sulla guida e i riferimenti che si usano di giorno devono essere stravolti ma, una volta che si prende quel minimo di confidenza, si entra in una sorta di trance da guida che ti fa percorrere lunghe distanze senza nemmeno accorgersene, almeno a me fa questo effetto. Percorriamo i primi chilometri dietro ad Alessio Rimoldi (l’uomo Tripy, che aveva provveduto a caricare la traccia subito dopo cena sul GPS di tutti), ma il piccolo faro della sua Suzuki non lo aiuta e la media è decisamente bassa: un paio di errori di percorso ci fanno vagare in un campo, con i fari che sciabolano nella notte. Solo l’esperto Bettini naviga correttamente e lo vedremo solo al rientro. A un certo punto il team Gilera prende le redini: io sul lato destro della strada a seguire le indicazione del GPS e Carlo Venturini sulla sinistra appena mezza moto indietro; con i fari delle due moto la strada diventa più visibile e la media si alza fino a raggiungere livelli diurni e, su certi tratti, forse anche superiori. Sono stati 50 chilometri bellissimi, ad ogni curva o tornante sembravamo due ballerini, con le moto che sbandavano all’unisono, un divertimento assoluto che neanche un incontro con un cane pastore assai nervoso e l’attraversamento della pista da parte di un cinghiale hanno potuto diminuire. Il GPS Tripy, in notturna, si dimostra ancora più vantaggioso che in diurna: su metà quadrante viene riportata la traccia per una estensione di 400 metri, il che dà una idea precisa di che cosa ti devi aspettare; specialmente nel caso di curve chiuse o tornanti che, nel caso di navigazione tradizionale, uno scopre all’ultimo secondo, costringendoti spesso a staccate al fulmicotone. La goduria finisce intorno alla mezzanotte e, una volta in piazza a Pergola, tutti in branda. La preoccupazione maggiore di quasi tutti i “bivaccatori” erano le possibili performance sonore del proprio vicino e, poiché lo spirito competitivo fa parte di tutti noi, ci si dà la buonanotte organizzando per il giorno dopo una classifica a punti, che avrebbe assegnato il premio “Respiro d’oro” a colui che avrebbe dimostrato le migliori doti canore. La stanchezza della giornata fa il resto e le brandine gentilmente offerte dalla Protezione civile non sarebbero potute essere più comode.
Sveglia alle 7 e colazione al bar di fronte al bivacco; l’argomento principale era il risultato del contest notturno: l’esperto Mirco Bettini vince a mani basse (l’esperienza rallystica non è la sua unica caratteristica), ma io spunto un onorevolissimo secondo posto e confermo che il prossimo anno mi allenerò duramente per superare il grande Bettini. Controllo alle moto e qualche intervento si rende necessario: il freno posteriore del Kappone di Bettini va a vuoto (la discesa di ieri ha colpito anche lui) ma il problema è rapidissimamente risolto. Purtroppo lo stesso risultato non si riesce ad ottenere su uno splendido TT 600 che piange olio: in pochi secondi spunta la mai abbastanza lodata ‘pasta bicomponente’, salvatrice di tanti Rallysti, ma stavolta non si riesce a ridurre del tutto il flusso oleoso e il proprietario decide di ricoverare il glorioso mezzo sul furgone dell’organizzazione che lo depositerà a casa sulla via di San Marino. Nel frattempo risolvo il problema del ‘gancio’ al mio socio Venturini: ottengo da Manuel Villa il road book cartaceo che aveva stampato giorni prima, usando la memoria del GPS Tripy (altro bel vantaggio di questo strumento); quando consegno il prezioso rotolo gli occhi del Carlo si illuminano e nel giro di due minuti il RB è montato e si può partire. Al primo tratto sterrato Carlo libera la manetta che aveva tenuto a freno il giorno prima e lo vedremo solo a qualche incrocio in paziente attesa; finalmente oggi la sua Gilera ha potuto respirare come sa fare. Il percorso, pur se non lo stesso del giorno precedente, è altrettanto appagante e tutti, ormai carburati a dovere, viaggiano ben più spediti. Devo fare una particolare menzione a un ragazzo (di cui non ricordo il nome, sorry) che viaggiava con Bettini: la sua V Strom non è certo la moto più adatta a questi percorsi, ma lui lo ha fatto tutto senza tagliare e senza farsi aspettare mai; questo dimostra che se si ha il giusto spirito ci si può avviare al Rally Raid con qualunque moto!
Le note si susseguono sul GPS senza sosta e a ogni nuova che si accende (segno evidente che si è correttamente in traccia) aumenta la confidenza con lo strumento; unico piccolo impappinamento vicino alla bellissima Rocca di Sassocorvaro, il cui prospicente bar Centrale, indicato come luogo per la sosta “spuntino”, viene rintracciato alla vecchia maniera: chiedendo agli abitanti. Non facevano così anche i concorrenti della Dakar? I 120 chilometri di sterrate finiscono troppo presto; poco dopo mezzogiorno siamo di nuovo al crossodromo Baldasserona e mi rendo conto, non senza un po’ di dispiacere, che il divertimento, per stavolta, è finito. Qualcuno, insaziabile, si tuffa sul percorso del crossodromo, ma io mi dico che col serbatoione e con tutta la batteria di strumenti è meglio soprassedere, vogliamo mica rischiare di ‘sporcare’ alla fine una girata che (cosa stranissima, almeno per me) è filata via liscia senza nessun incontro ravvicinato col suolo marchigiano. La due giorni non poteva finire in modo migliore, dal momento che al crossodromo troviamo ad attenderci, sorridente e completamente ristabilito, l’organizzatore Luciano Arcangeli; sapere che il suo problema è stato del tutto risolto è un sollievo per tutti, anche se ci rendiamo conto che a lui ha fatto più male non guidare con noi che non il suo fisico sofferente. Ecco finita la mia prima fatica da cronista, magari non ho soddisfatto la maggioranza di voi, che siete abituati a ben altri resoconti, pieni di “hard” ed “extreme”, ma a me è premuto di più riportare lo ‘spirito’ di questa manifestazione, piuttosto che il suo contenuto sportivo: farsi una bella dose di chilometri (alla fine saranno 320, compresa la scampagnata al fiume), immersi in una natura che più bella non si potrebbe, insieme a degli amici con cui, pur se appena conosciuti, ti sembra di aver da sempre avuto come compagni di girate e, da ultimo, riconoscere che la tua moto ti ha di nuovo regalato valanghe di divertimento.
Tenete d’occhio i social network all’hashtag “Diagonal Challenge” (si dice così, no?) e non perdetevi gli appuntamenti che sicuramente organizzerà ancora; non ve ne pentirete e, son sicuro, mi ringrazierete.